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Appello speciale per la Terra

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Amerigo Pinelli1Appello speciale per la Terra

“Popolo mio, che male ti ho fatto, in che ti ho contristato? Rispondimi!”
Sono le parole degli “improperi”del venerdì santo, potrebbero essere le parole di lamento della Terra rivolte all’umanità.
Chi è la Terra? Non è la nostra proprietà privata di cui disporre come vogliamo, né una miniera, né una discarica. È l’organismo che fornisce gli elementi necessari alla vita di tutti gli altri esseri. E come tale ha una sua natura, un suo linguaggio e una sua grammatica. La sua missione: sostenere e garantire vita e futuro. Per noi significa respirare, bere acqua, mangiare, lavorare. Siamo nati per vivere assieme, non per diventare ricchi. La Terra va amata e coltivata per la vita, non sfruttata e violentata per i soldi. Molti non se ne rendono conto e non vogliono saperne: per loro la Terra è lo strumento per le grandi speculazioni finanziarie e per mettere in sicurezza i soldi. E così la Terra non ce la fa più a rinnovarsi per sostenere i nostri consumi, i nostri rifiuti, le nostre produzioni; infatti il 20 agosto ha esaurito tutte le energie che aveva a disposizione per arrivare al 31dicembre. Intanto “ i ghiacci battono in ritirata quasi ovunque … la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera è ai limiti di guardia: tra 10 anni saremo fuori dell’area di sicurezza”. (5° Rapporto Ipcc ONU 2013).

È una emergenza che dovrebbe trovare in ciascuno di noi la priorità assoluta per una immediata inversione di tendenza. Non è questione di soldi, è questione di vita.

Il Veneto è la regione più cementificata d’Italia; negli ultimi vent’anni sono andati persi 38 ettari al giorno di terreno coltivabile. Attualmente, per sostenere i consumi e assorbire l’inquinamento di ogni abitante del Veneto, sono necessari 6,43 ettari pro capite/anno. La “bio-capacità” del Veneto è pari a 1,62 ettari/abitante. Un deficit ecologico di 4,81 ettari pro capite/anno.  E davanti abbiamo una colata di cemento e asfalto che non ha eguali per le cosiddette grandi opere in “project financing”. Spreco di suolo senza precedenti, corruzione e infiltrazioni mafiose (attualmente almeno 16 organizzazioni mafiose operano in Veneto) e indebitamento della popolazione per 30–40 anni per pagare interessi privati, sono il contorno obbligato di questa scelta. Ogni metro quadro coltivabile tolto alla Terra è un furto ai bambini che nasceranno, una perdita secca di autonomia alimentare e un incentivo all’inquinamento e al maggior affaticamento e sofferenza della Terra.
Per affrontare correttamente la crisi in cui ci troviamo prima di tutto vanno messe in sicurezza le persone che non ce la fanno, poi il territorio in cui viviamo, quindi si fa la programmazione dei servizi pubblici necessari e adeguati per tutta la popolazione, in particolare il piano trasporti e il piano energetico. Non possono essere gli interessi di gruppi privati a guidare le scelte pubbliche, come sta avvenendo in questo momento. Molti insistono sulla necessità delle opere per garantire posti di lavoro. È vero, il lavoro è il nodo centrale. La crisi dell’occupazione avviene proprio con tutte le grandi opere in corso. A fronte di un lavoro concentrato e a strappi, spesso al di fuori della legalità, perché non è possibile un lavoro diffuso e stabile a protezione ecologica del territorio e delle popolazioni? Non ci sono fondi per prevenire frane e alluvioni, ma ci sono tanti soldi per cemento e asfalto! Oggi oltre alla redistribuzione del reddito dobbiamo realizzare anche la redistribuzione del lavoro.
Per questo il mio è un “appello speciale” prima di tutto a quanti hanno la responsabilità delle scelte politiche, imprenditoriali, sociali, culturali, ecclesiali e a tutti noi perché l’emergenza Terra e l’emergenza territorio regionale pongono con urgenza non dilazionabile la necessità di sospendere tutte le opere programmate, che prevedono cementificazione e spreco di suolo e la necessità culturale di condurre una vita sobria nel quotidiano.
In questi giorni abbiamo denunciato e preso posizione contro la violenza alle donne, unifichiamo l’impegno anche contro la violenza che viene fatta alla Terra, nostra madre Terra.
Come, dopo una guerra devastante, siamo arrivati alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, così, dopo la stagione aggressiva dell’impero del mercato neoliberista, dobbiamo arrivare a sottoscrivere la Dichiarazione universale dei diritti della madre Terra.

 

Padova, 29 novembre 2013
Don Albino Bizzotto

Il Mattino di Padova 30 novembre 2013
La Nuova Venezia 30 novembre 2013
La Tribuna di Treviso 30 novembre 2013

   

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