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Su Radio Città Fujiko intervista a Lisa Clark - Armi nucleari, il pericoloso ritiro Usa dal trattato

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Fungo atomico
Clicca qui per ascoltare l'intervista a Lisa Clark.

Armi nucleari, il pericoloso ritiro Usa dal trattato
La decisione della Casa Bianca apre uno scenario preoccupante.

di Alessandro Canella
venerdì 1 febbraio 2019 - 15:18

Con il pretesto che la Russia non lo rispetterebbe, gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro dal Trattato Ins sulle armi nucleari, alla base della fine della Guerra Fredda. Ora ci sono sei mesi per confermare la decisione. Il mondo va verso un riarmo nucleare? Lo abbiamo chiesto a Lisa Clark della Rete Italiana Disarmo.

 

Gli Stati Uniti hanno informato gli alleati della Nato dell'intenzione di ritirarsi dal trattato sui missili nucleari Inf, cardine della sicurezza europea dalla Guerra Fredda. A confermare la decisione è stato oggi il segretario di stato americano Mike Pompeo.
All'inizio dello scorso dicembre l'amministrazione Trump aveva detto che avrebbe abbandonato il trattato bilaterale se la Russia non avesse iniziato a rispettarlo, fissando così una sorta di ultimatum che scade domani, 2 febbraio. L'annuncio del ritiro avvia un nuovo periodo, di 180 giorni, per renderlo definitivo.

Firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbačëv, il trattato Inf non è l'unico firmato sul tema della non proliferazione nucleare, ma fu il primo, come ha ricordato ai nostri microfoni l'attivista pacifista Lisa Clark, vipresidente di Beati i Costruttori di Pace ed esponente della Rete Italiana Disarmo. "Quel trattato è la pietra d'angolo per la fine della Guerra Fredda - osserva Clark - e ha fatto storia, anche perché da come è strutturato si capisce che davvero voleva raggiungere lo scopo prefissato, senza alcuna volontà di una parte di imbrogliare l'altra parte".

Quanto alla motivazione addotta dall'Amministrazione statunitense per il ritiro dal trattato, cioè il presunto mancato rispetto degli accordi da parte della Russia, Clark osserva che entrambe le super-potenze avrebbero di che dubitare reciprocamente.
"Però pochi giorni fa, più precisamente il 16 gennaio, la Russia si è offerta di lasciare che gli americani compiano ispezioni, in particolare sulla realizzazione del missime 9m729 Novator".

La stessa Nato non sarebbe d'accordo con la fuoriuscita Usa dal trattato, ma ad aver beneficiato maggiormente di quell'accordo fu l'Europa, sia quella occidentale che quella che faceva parte dell'Unione Sovietica.
Fu infatti la pressione dei cittadini e dei movimenti pacifisti di quei Paesi a indurre Stati Uniti e Russia a stipulare il patto, che come conseguenza ha avuto la riduzione di 2300 armi nucleari da Paesi europei come Italia e Germania.

I diversi trattati contro gli armamenti siglati negli anni hanno portato una riduzione delle testate e delle armi nucleari da 70mila a 15mila unità. Un passo importante che ora rischierebbe di essere compromesso dalla decisione della Casa Bianca.
Un ruolo fondamentale, secondo Clark, in questa vicenda lo giocheranno da un lato l'Unione Europea e dall'altro la società civile.
Quest'ultima, in particolare, è impegnata, almeno nella sua componente disarmista, per l'applicazione del nuovo trattato contro il nucleare, approvato il 7 luglio 2017 all'Onu.
"Questo nuovo trattato, di cui si parla troppo poco, mette al bando tutte le armi nucleari, indipendentemente dalla loro gittata - conclude Clark - Per questo invitiamo tutte e tutti a sostenere la campagna Ican che ne chiede l'applicazione".

 

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