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02. Controsole, ovvero chi non vuole il fotovoltaico.

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18 aprile 2011

Controsole

In attesa del nuovo conto energia, alcune considerazioni su chi non vuole il fotovoltaico.

E’ davvero straordinario quanto successo nel nostro Paese in materia di energia in questi mesi. Nessun Paese è in grado di redarre una legge che dovrebbe recepire una Direttiva Europea che ha il solo scopo di favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili, bloccandone la crescita. Col Decreto del 3 marzo scorso, il ministro Romani è entrato a gamba tesa sulle società del settore in maniera brutale: su un campo di calcio sarebbe stato espulso, purtroppo non siamo su un campo di calcio.

 Il Decreto era stato preceduto da una campagna di stampa che da più di un anno si accanisce sulle energie pulite, prima era stato preso di mira l’eolico, poi il fotovoltaico accusato in maniera impietosa di essere un inutile spreco di denaro, bollando gli investitori del settore come parassiti in cerca di facili guadagni.

In queste settimane il dibattito è stato serrato fra imprese del settore, Confindustria, imprese energivore e grandi imprese elettriche. Confindustria ha lanciato un fuoco di sbarramento accusando le imprese fotovoltaiche di desiderare il metodo tedesco ma con incentivi all’italiana, accusandole di “nascondere l’interesse a garantirsi inaccettabili rendite sulle spalle dei cittadini e dell’industria” (Agostino Conte quotidianoenergia.it, 11 aprile 2011). Notevole come affermazione da parte di una associazione di imprese, molte delle quali hanno già realizzato grossi impianti fotovoltaici, Marcegaglia in testa (il 21 febbraio 2011 è stato inaugurato un impianto di ben 3 MW a Taranto sui suoi stabilimenti), e si sono pertanto già assicurati per vent’anni quelle che definiscono “inaccettabili rendite”, con il vecchio “ricco” conto energia.

Colpisce questo atteggiamento da Savonarola in difesa dei cittadini quando a guardare i numeri, il povero fotovoltaico sinora non ha dilapidato ancora nulla, nel 2009 sono stati erogati 280 milioni di euro, nel 2010 la stima è di circa 750 milioni (Energystrategy 2011).

L’11 aprile Enel, in una audizione presso la Commissione Ambiente della camera dei deputati, ha anch’essa perorato la causa per la riduzione degli incentivi, mostrando l’esempio tedesco e spagnolo, anche se in quest’ultimo caso tutti sanno che la riduzione del 2009 ha ucciso, ripeto ucciso, il settore del fotovoltaico spagnolo.

Riguardo a questo “spaventoso onere”, si ignora deliberatamente che gli incentivi per le fonti rinnovabili pesano per meno della metà del totale degli oneri di sistema che compongono la bolletta elettrica: nel 2010 circa 2,7 miliardi su un totale di oltre 5,8 miliardi di euro.

Perché Confindustria non punta il dito contro il quasi miliardo di euro di IVA che in maniera del tutto scorretta lo Stato incamera sugli oneri? Nessuno ricorda che ogni anno milioni di euro li paghiamo per il vecchio nucleare (285 milioni nel solo 2010, più del costo del fotovoltaico nel 2009), idem per oltre 1,2 miliardi di euro per il noto CIP6, che, seppur in esaurimento, ancora nel 2010 incentivava le cosiddette fonti assimilate che altro non sono che scarti di raffinerie. Inoltre, sono da conteggiare le agevolazioni che riguardano le Ferrovie dello Stato, e che lo scorso anno ammontavano a 355 milioni di euro. Confartigianato ha spiegato che “gli incentivi alle rinnovabili hanno fatto nascere 85.000 imprese e 150.000 posti di lavoro, a differenza di altre forme di agevolazione ben più costose che di fatto si traducono in meri sussidi senza generare ne' sviluppo ne’ occupazione”(1). Secondo l’associazione “se si pensa a razionalizzare gli incentivi allora bisognerebbe ripensare anche gli sconti d’imposta su energia elettrica e carburanti di cui godono alcuni settori in Italia e che valgono 3.315 milioni l’anno di minor gettito nelle casse dello Stato”.

L’Ufficio studi di Confartigianato ha analizzato voce per voce le 29 agevolazioni in vigore in materia di accise su energia e carburanti. La classifica dei settori che beneficiano delle agevolazioni vede in testa il trasporto aereo con 1.614 milioni di ‘sconti’ sulle accise dei carburanti. Segue l’agricoltura, con un'esenzione di 817 milioni di euro sulle imposte dei carburanti, mentre il settore del trasporto marittimo può contare su 492 milioni di sconti. Quarto posto per le industrie energivore che non pagano accise sull’energia per 241 milioni l’anno. E si tratta delle industrie che accusano il fotovoltaico per i suoi incentivi. In effetti siamo un Paese in cui il pudore è merce rara.

Ma c’è un ulteriore motivo per cui il fotovoltaico vede una dura opposizione, in particolare da parte del mondo dei produttori di energia elettrica (Assoelettrica): il suo effetto sul mercato elettrico perché si comincia ad intuire che questa fonte riduce, ripeto, riduce, il prezzo dell’energia elettrica.

Già si era iniziato a capirlo lo scorso anno in Germania, quando gli analisti della borsa elettrica tedesca scrissero che: “Ciò che quest’anno è nuovo e speciale in Germania è la formidabile crescita del fotovoltaico che, nonostante l’aumento dei consumi elettrici previsto del 4% impedirà ai prezzi di aumentare”(2).

Pochi italiano sanno che con la fine del monopolio statale e la trasformazione di Enel in una società per azioni, i produttori di energia si sono moltiplicati e per definire il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica è stata creata una Borsa(3), dove vengono scambiate quantità stabilite di energia e vengono definiti i programmi di immissione e di prelievo di elettricità della Rete di Trasmissione Nazionale (gestita da Terna), ovviamente in base alle previsioni calcolate sui dati storici di consumo giornaliero. Il Gestore del Mercato Elettrico (GME) riceve le offerte, ora per ora, fino alla saturazione del fabbisogno previsto per il giorno seguente. Per ogni ora del giorno però, l’energia elettrica viene acquistata in blocco al prezzo più alto offerto in quell’ora, ciò significa che chi ha “piazzato” 100 MWh prodotti col carbone (la fonte fossile meno costosa) riceve lo stesso prezzo (al MWh) di chi ha visto accogliere la propria offerta per una quantità pari a 10 MWh prodotta con un turbogas a costi molto superiori (pertanto è interesse dei produttori coprire le ore di punta con prezzi alti). Ora siccome il fotovoltaico funziona negli orari di punta ed ha un costo di produzione “marginale” (di esercizio) molto basso, entra in concorrenza con queste fonti fossili più costose, abbassando il prezzo orario e modificando così la formazione dei prezzi. Detto con le parole di un recente studio al riguardo: “uno degli effetti delle rinnovabili sul sistema elettrico è che volumi crescenti di energia a costo marginale trascurabile (eolica e solare) o comunque limitato rispetto all’ammontare dell’incentivo (biomasse) spostano la curva di offerta e provocano una riduzione del prezzo di equilibrio”. Questa analisi di Pöyry Management Consulting, stima al 2013 (fra due anni dunque), che le FER potrebbero tagliare di 1,9 euro al MWh il Prezzo Unico Nazionale (PUN) favorendo un risparmio di 660 milioni. Francesco Meneguzzo di ASPO Italia ha prodotto una analisi al riguardo confermando lo studio di Pöyry Management Consulting, arrivando a stimare che 1.000 MW di solare fotovoltaico sono in grado di far risparmiare 500 milioni di euro in bolletta, ovvero a pareggiare il relativo costo di incentivazione (in verità pari a circa 450 milioni), il che significherebbe che il fotovoltaico si ripaga da sé e in più produce lavoro e fatturato, valutato dal Politecnico di Milano in 7,6 miliardi di euro nel 2010, se non addirittura 21,5 considerando le installazioni legate al decreto “Salva Alcoa”.

Ecco dunque che la battaglia del fotovoltaico sarà molto dura perché, insieme alle altre rinnovabili, sta modificando il mercato e causando problemi a un mercato elettrico già in crisi per la scarsa domanda e la disponibilità di troppi impianti di generazione (over capacity). Terna nei dati preconsuntivi 2010 ha segnalato che abbiamo una potenza netta di quasi 107 mila MW, più che doppia rispetto a quella massima richiesta nel momento di apice dei consumi annuali, il che significa che i cicli combinati (a metano) funzionano mediamente per poco più di 3.000 ore anno! Come avere una fabbrica che lavora meno della metà dei giorni dell’anno.

Lo scorso anno la richiesta di energia elettrica è tornata timidamente a salire di 6 miliardi di kWh, tutti coperti dalla crescita delle fonti rinnovabili: quasi due li ha aggiunti il tanto “tartassato” eolico, uno scarso il fotovoltaico, 1,6 le biomasse e 1,4 l’idroelettrico. Le FER elettriche nel 2010 hanno generato il 22,2% dell’energia elettrica, ovvero ben 75,3 miliardi di chilowattora: poco più dei consumi totali dell’intero settore degli usi domestici e dell’agricoltura messi insieme. Sei TWh sono metà della produzione di un super reattore nucleare come l’EPR, aggiunti in un solo anno solare!

Solo due anni fa era guardato con sufficienza chi affermava che le FER era possibile produrre grandi quantità di energia e si poteva influenzare il mercato, ora il problema è proprio questo: la loro crescita e la capacità di cambiare le regole del gioco. Per questo chi non vuole cambiare sistema, chi vuole mantenere le proprie rendite di potere sta andando contro il sole. Un governo che pensa ai propri cittadini saprebbe da che parte stare.

Roberto Meregalli (Beati i costruttori di pace)

(1) da "QualEnergia.it"
(2) Vedi Quotidiano Energia, 22/09/2010.
(3): La Borsa elettrica è articolata in tre diversi mercati, che si succedono l'uno all'altro per definire con un grado crescente di precisione le quantità di energia elettrica transitanti in ogni singola ora per ogni punto della rete: mercato del giorno prima (MGP) dove i produttori, i grossisti ed i clienti finali idonei possono vendere/acquistare energia elettrica per il giorno successivo; mercato di aggiustamento (MA) dove i produttori, i grossisti ed i clienti finali possono modificare i programmi di immissione/prelievo determinati su MGP; e mercato per il servizio di dispacciamento (MSD), sul quale Terna si approvvigiona dei servizi necessari alla gestione ed al controllo del sistema elettrico.

   

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