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21. La mappa di JP Morgan e soci

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22 febbraio 2012

La mappa di JP Morgan e soci

La scorsa settimana l’ex monopolista elettrico, oggi multinazionale dell’energia, ha contattato i broker internazionali ed il giorno dopo la congregazione dei JP Morgan, Barclays, Ubs, Cheuvreux, Bank of America – Merill Lynch, hanno declassato il titolo, causando una bella perdita in borsa (quasi un meno 10% in due giorni).

 Motivo? Pare che la discussione con Enel abbia rivelato un futuro difficile, in verità i consumi elettrici nazionali sono in ribasso non da questo mese, Terna è molto puntuale nel comunicarli, meno consumi significa meno entrate di cassa, quindi meno utili, soprattutto col prezzo del gas (combustibile per le centrali) sempre in crescita? Ma nel 2010 il 64% della generazione termoelettrica enel nel perimetro nazionale non è stata a carbone?

A parte la naturale domanda sul perché Enel abbia incontrato i soliti noti e non abbia fatto un comunicato, se ritenuto necessario, a tutti i risparmiatori; risulta evidente che al mercato non piace vedere una riduzione dei consumi di energia, qualsiasi scenario di contenimento, qualsiasi scenario alternativo deve tenere conto di questo: a questa finanza non interessa alcun cambio di paradigma, non interessa la sostenibilita’, non interessa il futuro, al massimo quello immediato, da qui alla prossima emissione della cedola degli utili.

Sempre secondo questa finanza, il valore di una società è direttamente proporzionale alla sua capacità di fare utili, non al suo valore industriale. Il criterio guida di una impresa è quello di creare valore per l’azionista, tutto il resto è contorno. Si taglia su tutto, sulla manutenzione programmata, sugli investimenti, perché il bilancio va presentato con determinati numeri. Si investe in rinnovabili solo dove ci sono incentivi, non c’è più una politica industriale. Del resto questo è quanto chiede lo stesso governo, maggior azionista: far cassa.

Ma cosa vogliamo dall’energia? La vogliamo sempre disponibile? Quindi sicurezza di approvvigionamenti e al minor costo possibile?

L’energia non è un manifatturiero qualunque, occorrono investimenti con tempi lunghi di ritorno, occorre pianificazione e una strategia Paese. Imprese da cui ci si aspetta solo cassa, guidate dalle agenzie di rating, non garantiscono i due obiettivi citati.

Per avere capacità di investimento occorre mettere fieno in cascina e non fare le cicale anche in inverno. Ne tenga conto l’attuale governo anche nella tanto discussa questione di Snam rete gas.

Al momento però Monti sta seguendo la strada dei suoi predecessori.

E’ invece urgente che esca dai cassetti quel piano strategico promesso da Scajola nel 2008, decidere dove puntare: efficienza? Rinnovabili termiche? Elettriche? Nessuna di queste? Allora gas?

Ed indirizzare lì gli investimenti perché senza stabilità si buttano i soldi e basta.

Non esistono ricette facili, ma di certo serve qualcuno che disegni un mappa e tenga dritto il timore sia nei momenti di tempesta, sia quando il mare è calmo e nessuno si preoccupa di dove si sta andando. Questo qualcuno non è una banca d’affari.

Roberto Meregalli 
Energia Felice

Nota: Enel ha riportato risultati leggermente al di sopra delle aspettative nel corso del 2011. Il gruppo ha registrato ricavi pari a 79,5 miliardi di euro, in crescita dell’8,3% rispetto al 2010. L’ebitda di Enel è ammontato a 17,7 milioni, pari ad un aumento dell’1,1%. L’indebitamento finanziario netto del gruppo al 31 dicembre 2011 ammonta a 44,6 miliardi di euro, in calo rispetto ai 44,9 miliardi riportati al 31 dicembre 2010.

   

Energie  

   

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